Giuseppe Mayno della Spinetta (sobborgo d’Alessandria-Italia), il bandito di Marengo, ha studiato in Seminario, ma desiderava una vita libera. Dopo alcuni anni, il governo obbliga, anche ai seminaristi, il servizio di leva. In un’osteria, Mayno subisce l’angheria di un sottotenente. Deve fuggire. Ritorna dopo tre anni. Sposa Cristina. Durante la festa di nozze infrange la proibizione dell’uso delle armi da fuoco, imposta dagli occupanti francesi. Diventa capo di una banda agguerrita (200 uomini a piedi e 40 a cavallo, la maggioranza in fuga dall’arruolamento forzato nell’esercito napoleonico), che dà parecchio filo da torcere alla Gendarmeria imperiale che occupa il Piemonte. Ruba ai ricchi per aiutare i poveri. Un brigante gentiluomo, con molti gesti d’umanità, è anche un bandito burlone. Alcuni suoi tiri giocati alle autorità sono rimasti celebri. Un eroe popolare e come tale sa morire. I campi delle sue gesta sono il Piemonte, il Genovesato e la Lombardia.
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